Sabato 26 novembre alle ore 19 presso il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro si inaugura Machina mostra personale di Gregorio Botta, organizzata per il periodo natalizio dal Comune di Pesaro -Assessorato alla Bellezza e Sistema Museo.
A cura di Ludovico Pratesi , la mostra di Gregorio Botta si basa sulla rilettura degli spazi architettonici della Pescheria, attraverso sculture e installazioni di notevole impatto.
Dopo la mostra di Jannis Kounellis , un’artista di una generazione successiva si confronta con gli spazi architettonici del Centro Arti Visive, con un linguaggio espressivo diverso ma complementare, attraverso una serie di opere che riportano il centro al suo passato, riletto con consapevolezza e rigore.
Nel Loggiato sono presenti tre tavoli rettangolari in ferro, che ricordano gli antichi banchi del pesce posizionati nell’antica Pescheria, dove scorrono piccoli rivoli d’acqua che sgorgano da sottili ferite, mentre alle pareti sfilano una serie di sculture a parete, che ricordano le lanterne di una volta. Al centro dell’ex chiesa del Suffragio l’artista ha ricostruito in scala l’architettura dodecagonale in ferro, per realizzare una scultura chiusa e minacciosa: una sorta di un monolite , all’interno della quale una fonte di luce produce un movimento rotatorio, visibile soltanto attraverso alcune sottili feritoie aperte nella struttura.
“Machina è un progetto legato all’idea delle macchine teatrali rinascimentali e barocche , che venivano utilizzate in particolari occasioni civili e religiose, ed erano commissionate a grandi artisti come Giulio Romano o Gian Lorenzo Bernini “ spiega Ludovico Pratesi. “In questo caso
Botta ha utilizzato il suo consueto linguaggio espressivo, che trasforma stilemi tratti dall’Arte Povera e dall’arte Minimal in sculture metafisiche dense di suggestioni poetiche, per realizzare una serie di opere ad hoc per gli spazi della Pescheria”.
“La mia è un’arte del togliere, del poco, del meno, sperando di arrivare a un’arte del niente. Un’arte che sparisca e lasci solo, come una vibrazione, come un motore segreto, l’azione per la quale è nata “ spiega Botta. In questa occasione, l’artista ha voluto confrontarsi alla pari con la storia e la memoria degli spazi espositivi, riletti attraverso interventi che ne accentuano la dimensione suggestiva e misteriosa attraverso sapienti equilibri tra luce e ombra, opacità e trasparenza, leggerezza e pesantezza.
“Il visitatore viene invitato a riflettere sulla capacità dell’arte di trasformare il genius loci in un’esperienza che sottolinea e sintetizza le linee guida di una memoria sedimentata , per proiettarle in una dimensione sospesa e intima , che suggerisce un rapporto meditativo con l’opera “ aggiunge il curatore.
La mostra è accompagnata da un catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale, con un testo del curatore Ludovico Pratesi e un’intervista all’artista.
Gregorio Botta
Gregorio Botta nasce a Napoli nel 1953, ma ben presto (1960) si trasferisce con la famiglia a Roma, dove negli anni ottanta frequenta e si diploma all’Accademia di Belle Arti con Toti Scialoja.
Tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta, la sua iniziazione artistica si rende pubblica con la partecipazione a mostre in diverse gallerie della città: la prima personale risale al 1991 alla Galleria Il Segno, con la quale intesse un vivace rapporto di collaborazione. In questi anni anche la critica si interessa al lavoro dell'artista, in occasione di Trasparenze dell’arte italiana sulla via della seta a cura di Achille Bonito Oliva, tenutasi a Pechino nel 1993, per la XII Quadriennale di Roma e la Biennale dei Parchi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, nel 1996 e nel 1998, e alla personale presentata nello stesso anno da Ludovico Pratesi all’Istituto Italiano di Cultura a Colonia. Il rapporto con la storia, con il classico e con la memoria, da sempre presente, emerge con evidenza nella mostra Post-Classici curata da Vincenzo Trione nel 2013 a Roma,nel Foro. Nel 2015 presenta alla Triennale di Milano Un’Altra Ultima cena a cura di Vincenzo Trione, dove partendo dal rituale dell’Ultima cena di Leonardo, attraverso la ricreazione di un suo cenacolo, sviluppa una riflessione sulla sacralità del nutrimento.
Opere di Gregorio Botta sono nelle raccolte del Mart di Rovereto, del Musma di Matera, del MAXXI, della Gam e del Macro a Roma, della Bce di Francoforte, del Ministero degli Affari Esteri alla Farnesina, alla Certosa di Padula (SA), e nella metropolitana di Napoli.