La mostra collettiva Scultura oltre le Mura, curata da Ludovico Pratesi, riunisce le opere di sette artisti italiani - Vittorio Corsini, Daniela De Lorenzo, Eugenio Giliberti, Carlo Guaita, Nunzio, Alfredo Pirri, Marco Tirelli - per riflettere sulle diverse espressioni della scultura contemporanea degli ultimi decenni in relazione con lo spazio architettonico, inteso sia in senso fisico ma soprattutto storico e simbolico, all’interno del Museo delle Mura, ospitato nell’antica Porta San Sebastiano. Quest’ultima fu realizzata nel Medioevo all’interno della cinta delle Mura Aureliane e ebbe nell’età moderna due momenti d’interesse eccezionale: nel 1536, fu infatti adornata da Antonio da Sangallo per accogliere il corteo trionfale di Carlo V, invitato a Roma dal papa Paolo III Farnese e nel 1571 accolse il condottiero Marcantonio Colonna, dopo la sua vittoria nella Battaglia di Lepanto.
Le opere, collocate nelle due sale circolari al secondo piano in corrispondenza delle torri e nella sala rettangolare che permette il passaggio fra le torri, costruiscono un itinerario che presenta tipologie di sculture, mettendo a confronto linguaggi, materiali, forme e stilemi dissimili. Si comincia con opere di carattere più espressivo, caratterizzate da elementi di forte impatto, per proseguire con lavori di carattere rigoroso e minimale, per indicare la capacità della scultura contemporanea di abbandonare la pesantezza di materiali tradizionali per indicare invece aperture verso letture simboliche, concettuali o oniriche.
Si tratta di un percorso espositivo che collega le due torri attraverso una ridefinizione della percezione visiva e fisica dello spettatore, che si trova di fronte ad un dialogo tra tradizione e contemporaneità, basato sul rapporto tra opera d’arte e sito storico. “In un momento che sembra caratterizzato da una tendenza alla smaterializzazione dell’opera, gli artisti invitati a Scultura oltre le Mura riportano l’attenzione alle componenti fisiche formali della scultura in rapporto all’architettura storica, per attivare dispositivi di percezione che mettono in relazione l’opera con il genius loci dell’edificio” puntualizza Ludovico Pratesi.